Il Profiling è una tecnica investigativa con la quale identificare le caratteristiche principali della personalità e del comportamento dell’autore del reato, attraverso l’analisi dei crimini che ha commesso. Questa tecnica può essere utile agli investigatori per determinare caratteristiche sociodemografiche e la probabile area di residenza del reo e avvicinarsi alla sua identificazione o, qualora abbiano già un pool di sospettati, sfoltirne le fila.
Quando parliamo di metodi di profilazione dei crimini violenti non possiamo non partire dal lavoro di supporto alle forze dell’ordine che l’FBI ha fornito dagli anni ’70. È infatti con gli esperti della Behavioral Science Unit (BSU) dell’FBI che si è sviluppata la pratica della Criminal Investigative Analysis che consiste nell’individuare i tratti comportamentali e della personalità di un probabile reo attraverso un esame approfondito delle dinamiche del crimine, della scena del crimine e delle caratteristiche della vittima. Uno dei primi e più celebri profiler americani è stato l’ex l’agente dell’FBI John E. Douglas, pupillo di quello che potremmo considerare precursore e padre del moderno profiling, sia nello stile che nella logica, ovvero lo psichiatra James Brussel.
Gli agenti della Behavioral Science Unit, sulla base di uno studio approfondito di crimini seriali e interviste agli autori di questi crimini, stilarono il Crime Classification Manual che raccoglie e classifica le caratteristiche principali di autori e vittime di crimini violenti.
Andiamo ora ad analizzare il processo utilizzato dall’FBI per tracciare il profilo di un criminale:
Fase 1- Information Gathering
La prima fase del processo di tracciamento di un profilo criminale è quella di Information Gathering, ovvero la fase di assimilazione in cui vengono esaminate tutte le informazioni disponibili sulla scena del crimine, sulla vittima e sui testimoni: fotografie della scena del crimine, rapporti autoptici, profili delle vittime, rapporti della polizia e dichiarazioni di testimoni.
Fase 2- La Classificazione
In questa fase si procede a integrare le informazioni raccolte in uno schema attraverso cui si classifica il criminale come “organizzato” o “disorganizzato”. I criminali organizzati hanno generalmente buone abilità sociali, pianificano i loro crimini, esercitano un certo livello di controllo sulla vittima e stanno più attenti a non lasciare indizi forensi. Al contrario, il criminale disorganizzato è impulsivo, socialmente incompetente, il suo comportamento è caratterizzato da frenesia e casualità, agisce in modo opportunistico senza pianificare. Abbiamo trattato più approfonditamente il tema della classificazione dei criminali in un articolo precedente, disponibile cliccando qui.
Fase 3 – Ricostruzione del Modus Operandi
Dopo la fase di classificazione, i profiler procedono alla ricostruzione della sequenza comportamentale del criminale e tentano di ricostruirne il modus operandi ovvero le modalità esecutive utilizzate dal criminale per realizzare il reato. Il modus operandi non è statico, ma puù subire variazioni anche significative al fine di rendere meno facile l’identificazione de parte del criminale o per aumentare la gratificazione derivante dal compimento del crimine.
Fase 4- Analisi della Firma
I profiler esaminano da vicino la “firma” dell’autore del reato che è identificabile dalla scena del crimine ed è più idiosincratica del modus operandi: la firma è ciò che l’autore del reato fa per soddisfare i suoi bisogni psicologici nel commettere il crimine.
Fase 5- Generazione del Profilo
Sulla base di quanto analizzato nelle precedenti fasi, ovvero informazioni disponibili, classificazione, analisi del Modus Operandi e della firma, il profiler passa alla generazione del profilo che può contenere informazioni dettagliate sulle caratteristiche sociodemografiche, familiari, culturali e della personalità del reo. Il profilo può essere utile anche in fasi successive all’arresto, per individuare ad esempio quali siano le migliori tecniche di intervista/interrogatorio da adottare in quel caso specifico.
Possiamo considerare il modello della BSU dell’FBI un modello Clinico, ovvero che predilige un’analisi basata sull’intuizione e sull’esperienza professionale e con un focus sulla psicopatologia dell’offender.
A questo modello si contrappone il modello Statistico, che si basa sull’analisi dei dati rispetto ai crimini commessi in precedenza.
Il modello statistico per eccellenza è quello sviluppato negli anni ‘80 da David Canter, professore di psicologia ambientale, e fondatore del Centro di Psicologia investigativa di Scotland Yard. Canter definisce il crimine come una “transazione interpersonale” in cui gli autori agiscono in un contesto costituito dalle loro vittime. Il suo modello pone molta enfasi sulla raccolta di dati empirici raccolti con tecniche statistiche. L’idea di base è che, analizzando un elevato numero di crimini già commessi si possa in qualche modo predire e capire i comportamenti dei futuri offender.
La redazione del profilo criminale secondo Canter di basa su 5 assunti:
- Coerenza interpersonale: le azioni commesse dal reo sono espressione della modalità di instaurare i rapporti interpersonali e possono suggerire alcune caratteristiche legate alla sua personalità
- Ruolo del tempo e del luogo del delitto: questi elementi non sono mai causali, possono fornire importanti informazioni su aspetti della vita del reo (orari di lavoro, familiarità con i luoghi, etc.)
- Caratteristiche del crimine: analizzando la scena del reato si può capire se il crimine è stato dettato dell’emotività o se invece aveva finalità strumentali
- Carriera criminale: è importante individuare se il reo ha commesso altri crimini in passato e con quale frequenza
- Conoscenze delle tecniche di investigazione: eventuali conoscenze relative alle tecniche di investigazione possono portare il reo a tentativi di depistaggio o occultamento
In relazione all’importanza del fattore spaziale e temporale, ricordiamo che David Canter è considerato uno dei padri del profiling geografico, tecnica di profiling che si concentra sulla determinazione della probabile posizione dell’abitazione, del luogo di lavoro o di qualche altro punto di ancoraggio dell’autore del reato.
Il primo profilo psicologico noto venne redatto nel 1888 dal medico legale Thomas Bond e dall’esperto di malattie mentali Forbes Winslows. Il loro obiettivo era quello di determinare le caratteristiche di un impietoso assassino che stava mietendo vittime del quartiere di White Chapel: Jack lo Squartatore.
Il primo moderno profilo psicologico, invece, fu redatto nel 1956 da James Brussel, mentore di John Douglas.
Il profilo di Mad Bomber
Era il 16 novembre del 1940 quando i lavoratori dell’edificio Consolidated Edison sulla sessantaquattresima strada ovest di Manhattan trovarono una bomba fatta in casa. Sulla bomba c’era la seguente nota: “Con Edison truffatori, questo è per voi”.
Nel settembre del 1941 fu trovata una seconda bomba nei pressi del quartier generale di Con Edison vicino Union Square. L’involucro era stato lasciato in strada, avvolto in un calzino. Qualche mese dopo, la polizia di New York ricevette una lettera in cui l’autore della bomba prometteva di voler “assicurare la Con Edison alla giustizia: pagheranno per le loro azioni ignobili”. Seguirono altre sedici lettere, tra il 1941 e il 1946, tutte scritte in stampatello e molte delle quali facevano riferimento ad “azioni vili” commesse dalla Con Edison. Le lettere recavano la firma “F.P.”
A marzo 1950 fu trovata, alla stazione Grand Central, una un terzo involucro contenente molto più materiale esplosivo. I due successivi pacchi bomba, lasciati rispettivamente in cabina telefonica della Biblioteca Pubblica di New York e in una cabina telefonica della Grand Central, furono i primi ad esplodere.
Nel 1954 il criminale, che intanto era stato soprannominato dalla stampa Mad Bomber, colpì per ben quattro volte. L’anno seguente le esplosioni furono invece sei. A New York si scatenò il panico e la polizia non sapeva più che pesci prendere.
Nel 1956 l’ispettore Howard Finney del dipartimento di polizia di New York City, tra l’incredulità e lo scetticismo dei colleghi, fece visita allo psichiatra freudiano James Brussel che aveva già collaborato in passato con le forze dell’ordine, in particolare con L’FBI.
Brussel esaminò la pila di documenti che Finney mise sulla sua scrivania: fotografie di bombe inesplose, immagini di devastazioni, fotocopie delle lettere di FP.
Sulla base di queste evidenze Brussel iniziò a stilare il suo profilo:
- L’attentatore era con ogni probabilità un uomo, poiché i dinamitardi sono storicamente quasi sempre uomini, con un conto aperto a suo parere con la Con Edison
- Per sedici anni, F.P. era stato ossessionato dall’idea che Con Edison gli avesse fatto un torto terribile il che dal punto di vista clinico portava ad una chiara diagnosi di Paranoia.
- La diagnosi di Paranoia poteva portare a formulare alcune ipotesi circa l’età di Mad Bomber: la paranoia richiede del tempo per svilupparsi e se F.P. agiva già nel 1940, allora nel 1956 era probabilmente un uomo di mezza età.
- Dall’analisi linguistica delle lettere Brussel potè capire che il soggetto era istruito, ma utilizzava un gergo ampolloso e a volte desueto che facevano pensare avesse imparato l’inglese come seconda lingua o che quotidianamente interagisse con persone la cui lingua madre non era l’inglese. Era probabilmente nato all’estero o era un statunitense di prima generazione.
- Dal modus operandi si poteva desumere che si trattasse di un uomo ordinato, prudente e con un curriculum lavorativo esemplare. Oggi diremmo che si trattava di un criminale chiaramente organizzato e che agiva con un alto grado di premeditazione. Dopotutto, in 16 anni nessuno lo aveva ancora trovato.
- Inoltre, dalla modalità con cui F.P. aveva piazzato alcune delle sue bombe nelle imbottiture di alcuni sedili di cinema, ovvero tagliando la parte inferiore del sedile con un coltello e infilando gli esplosivi dentro la tappezzeria, Brussel ipotizzò che F.P. probabilmente non era mai andato oltre lo stadio edipico. Questo perché l’atto di aprire le sedie e riempire con l’esplosivo richiamava, secondo lo psichiatra l’atto della penetrazione. Ipotizzò quindi che fosse celibe, solitario e che vivesse con una figura materna
- Dal modus operandi, e in particolare dall’utilizzo della combinazione coltello-bomba, tipica dell’Est Europa, Brussel ipotizzò che F.P. fosse slavo. Questa ipotesi era avvalorata dal fatto che alcune delle lettere erano state inviate dalla contea di Westchester. Era poco probabile che F.P. vivesse in quella zona, e oggi le conoscenze relative al M.O. del criminale organizzato e le nozioni nel campo del Geographic Profiling confermerebbero questa teoria; tuttavia, Westchester era un crocevia importante per chi arrivava a New York dal Connecticut, dove invece c’era una grande comunità slava.
Inoltre, Brussel fece una previsione diventata diventata leggendaria tra i profiler criminali, ovvero che questo criminale al momento dell’arresto sarebbe stato vestito in modo impeccabilmente ordinato e molto classico: con un completo con giacca a doppio petto, abbottonata.
Un mese dopo, George Metesky (inglesizzato da Milauskas) fu arrestato dalla polizia in relazione agli attentati di New York. Viveva a Waterbury, in Connecticut con le sue due sorelle maggiori. Non era sposato, era un uomo ordinato e pulito e frequentava regolarmente la messa. Era stato impiegato dalla Con Edison dal 1929 al 1931. Quando intorno alla Mezzanotte aprì in pigiama la porta agli agenti di polizia li apostrofò dicendo: “So perché voi ragazzi siete qui. Credete che io sia il Mad Bomber!» La polizia gli chiese di vestirsi e quando tornò, come predetto da Brussel, i suoi capelli erano stati accuratamente pettinati, le scarpe lucidate e indossava un abito doppiopetto, abbottonato.
References:
- Russo, Fabrizio. Manuale di criminal profiling: Teorie e tecniche per tracciare il profilo psicologico degli autori di crimini violenti. Italia, Celid, 2018.
- Youngs, Donna, and Canter, David V.. Investigative Psychology: Offender Profiling and the Analysis of Criminal Action. Regno Unito, Wiley, 2009.
- Canter, David. Geografia criminale. Sulle tracce del serial killer. Italia, Centro Scientifico Editore, 2009.
- De Leo, Gaetano, and Patrizi, Patrizia. Psicologia della devianza. Italia, Carocci, 2002.