Il 25 Novembre è la data designata dall’assemblea generale delle Nazioni Unite, a partire dal 17 dicembre 1999, come giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
La violenza contro le donne è al centro dell’attenzione internazionale da quasi trent’anni. Nel 1993 a Vienna la Conferenza mondiale sui diritti umani ha pubblicato la Dichiarazione sull’eliminazione della violenza contro le donne, che ne fornisce un’ampia definizione:
Per violenza contro le donne si intende ogni atto di violenza fondato sul genere che abbia come risultato, o che possa probabilmente avere come risultato, un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica per le donne, incluse le minacce di tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, che avvenga nella vita pubblica o privata.
Contestualmente si stabilì anche l’istituzione di una Relatrice speciale sulla violenza contro le donne e che, secondo il diritto internazionale sui diritti umani, “gli stati hanno il dovere di esercitare la dovuta diligenza per prevenire, perseguire e punire la violenza contro le donne”.
I reati e i comportamenti che vengono categorizzati come violenza contro le donne possono essere categorizzati come segue:
- Intimate Partner Violence, o anche violenza domestica o intra-familiare: ovvero “ogni forma di violenza fisica, psicologica, sessuale od economica e riguarda sia soggetti che hanno avuto o si propongono di avere una relazione intima di coppia, sia soggetti che all’interno di un nucleo familiare più o meno allargato hanno relazioni di carattere parentale o affettivo”. Ne abbiamo parlato più approfonditamente in questo articolo: Intimate Partner Violence: quando la violenza si nasconde dietro le mura domestiche.
- Violenza e molestie sessuali: stupri, atti sessuali forzati, avance sessuali indesiderate, abusi sessuali su minori, matrimoni forzati, molestie di strada
- Tratta di esseri umani: Schiavitù, sfruttamento sessuale o sfruttamento e induzione alla prostituzione
- Stalking e cyber-molestie: un modello di comportamento che prevede attenzioni e contatto ripetuti e indesiderati che provocano paura o preoccupazione per la propria sicurezza, o per la sicurezza di qualcun altro.
- Mutilazione genitale femminile: procedure che comportano la rimozione parziale o totale dei genitali esterni femminili o altre lesioni ai genitali femminili per motivi non medici.
- Matrimonio infantile
Questo tipo di reati, soprattutto se pensiamo alla violenza domestica, alla violenza sessuale o allo stalking, potrebbero colpire qualsiasi donna indifferentemente dal livello di scolarizzazione o dal contesto socioculturale. Tuttavia, dobbiamo considerare l’esistenza di fattori di rischio che possono esporre maggiormente alcune donne alla vittimizzazione:
- Basso livello di istruzione
- Esposizione ad abusi e maltrattamenti in famiglia: violenza assistita intra-familiare
- Aver subito in precedenza, soprattutto in età infantile, abusi e maltrattamenti da parte di figure genitoriali
- Alcolismo o dipendenza da stupefacenti
- Convinzione dell’esistenza di una diseguaglianza di genere: ad esempio, essere cresciuti in contesti in cui i ruoli di genere sono molto rigidi ed esistono dinamiche paternalistiche sebbene non violente
A partire dall’inizio dell’epidemia di COVID-19, i dati emersi dalle istituzioni che in prima linea combattono violenza contro donne e ragazze dipingono un quadro drammatico. Infatti, gli episodi di violenza contro le donne, e in particolare di violenza domestica, si sono intensificati.
L’aumento degli episodi di violenza sarebbe da ricondurre all’incremento delle tensioni in ambiente domestico dovuto alla coabitazione forzata causata dal lockdown, all’aumento dei fattori di rischio di violenza per i perpetratori (problemi economici, alcool o abuso di sostanze) e all’accesso limitato delle vittime ai servizi di supporto disponibili prima del lockdown. Il piano di risposta di COVID-19 ha limitato la capacità delle donne di rispondere ai loro autori violenti, di cercare aiuto, chiudendole in una bolla insieme ai loro carnefici.
Secondo i dati collezionati dai centri antiviolenza, dalle Case rifugio e dalle chiamate al 1522, nel 2020 i contatti al numero di pubblica utilità contro la violenza e lo stalking sono aumentate del 79,5% rispetto al 2019. Il picco di richieste d’aiuto si è avuto tra aprile e maggio 2020, oltre che in novembre (mese in cui si intensificano le campagne per combattere la violenza contro le donne). Si segnalano episodi vi violenza fisica e psicologica, perpetrati da familiari e partner abituali. Nei primi 5 mesi del 2020 sono state 20.525 le donne che si sono rivolte ai Centri antiviolenza (CAV), e circa 649 donne quelle ospitate nelle case rifugio.
Il numero di pubblica utilità è 1522, ed è attivo 24 ore su 24, tutti i giorni dell’anno ed è accessibile dall’intero territorio nazionale gratuitamente, il qualsiasi lingua, sia da rete fissa che mobile.
References:
- Dichiarazione di Vienna e Programma d’azione, 1993: https://www.ohchr.org/EN/ProfessionalInterest/Pages/Vienna.aspx
- World Health Organization, Violence against women.Intimate partner and sexual violence against women, su apps.who.int, 2014: https://apps.who.int/iris/bitstream/handle/10665/112325/WHO_RHR_14.11_eng.pdf?sequence=1&isAllowed=y
- Le richieste di aiuto durante la pandemia: I dati dei centri antiviolenza, delle Case rifugio e delle chiamate al 1522, Anno 2020: https://www.istat.it/it/files//2021/05/Case-rifugio-CAV-e-1522.pdf