Articoli, Criminologia

Il femminicidio di Scalea: si chiamava Ilaria Sollazzo e aveva appena ricominciato a vivere.

Il mese di novembre si avvicina e con esso la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, che cade ogni anno il 25 novembre. Si tireranno le somme di un anno colmo di tragedie, e si guarderà ad una lista di vittime un po’ più breve rispetto agli anni scorsi ma ancora troppo lunga.

Dalle prime luci dell’alba del 2 ottobre a questa lunga lista di nomi si aggiunge quello di Ilaria Sollazzo, giovane donna e madre di Scalea, la cui vita è stata annientata dall’ex compagno Antonio Russo. L’uomo, di mestiere guardia giurata, dopo aver esploso diversi colpi verso la donna ha rivolto verso di se l’arma di servizio, suicidandosi. I corpi sono stati rinvenuti dai familiari della vittima, che non sono riusciti ad intervenire in tempo.

La storia di Ilaria, che lascia una bimba di due anni, è l’ ennesimo caso di femminicidio: un omicidio doloso o preterintenzionale in cui una donna viene uccisa da un individuo di sesso maschile per motivi basati sul genere. Il Servizio Analisi Criminale, presso la Direzione Centrale della Polizia Criminale, redige su base settimanale un report che elabora i dati interforze acquisiti dalla Banca Dati delle Forze di polizia. Il report analizza episodi delittuosi, in particolare omicidi volontari, che integrano fattispecie riconducibili alla violenza di genere. Dall’ultimo report disponibile è emerso che nel periodo 1 gennaio – 25 settembre 2022 sono stati registrati 215 omicidi, con 81 vittime donne. Di queste 71 sono state uccise in ambito familiare/affettivo e in particolare 42 hanno trovato la morte per mano del partner/ex partner.

La logica malsana dietro questo tipo di reato è quella del possesso, del “se non ti posso avere io nessuno potrà mai”, del “se io soffro non puoi essere felice”. Una dinamica da cui Ilaria aveva tentato di liberarsi e allontanarsi. Dopo la separazione, raccontano alcuni parenti, Ilaria era tornata a vivere la vita di una giovane donna: aveva ripreso a perseguire i propri sogni e obiettivi, tra cui l’insegnamento, ad uscire con gli amici. Era di ritorno da una festa di compleanno proprio da sera della sua uccisione. Ad Antonio quella rinascita non era andata giù, voleva che tornassero insieme a tutti i costi. L’ennesimo esempio di un uomo che non concepisce una felicità, una vita di cui non possa tirare le fila ed essere unico protagonista e padrone.

Di storie come quella di Ilaria ce ne sono tantissime. Alessandra Matteuzzi è stata uccisa a Bologna il 23 agosto 2022 dall’ex compagno Giovanni Padovani, già denunciato per stalking ma nei confronti del quale non risultava in vigore alcun provvedimento restrittivo. Giuseppina Fumarola è stata uccisa dall’ex compagno Vito Sussa nella mattinata del 1º settembre 2022 a Villa Castelli (Brindisi).  Nadia Zanatta è stata uccisa domenica 3 luglio 2022 a Savona dal marito Antonino Santangelo a cui aveva comunicato l’intenzione di separarsi.

La sensazione spesso, in casi come questi, è quella di arrivare in ritardo. Ci si sente abbandonati dalle istituzioni e dalle forze dell’ordine, che cercano di fare il possibile con gli strumenti limitati che si hanno a disposizione. Le numeriche relative ai femminicidi, soprattutto quelli commessi per mano dell’ex partner, stanno migliorando e dal 2020 sono scese del 20% grazie anche a strumenti come la legge n. 69 del 2019 (il così detto Codice Rosso) che ha avuto il merito di rafforzare le tutele processuali delle vittime di reati violenti. Se si vuole continuare a vedere un mutamento, però, c’è ancora molto da fare.

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